Pollicino offre una complessa gamma di spunti che meriterebbero un’indagine. Aree tematiche nutrite da immagini nel racconto che con molta semplicità rischiano di sovrapporsi con immagini del vivere contemporaneo superando le strutture temporali e spaziali. Immagini che meritano un approfondimento e una traduzione su piano corporeo, organico in termini di movimento necessario. Nell’era della GRANDE PRIVAZIONE la sensazione provata da Pollicino e i suoi fratelli abbandonati nel cuore del bosco è una sensazione che conosciamo. Il salto nel vuoto, il brancolare nel buio, il percorrere un piano in bilico come ex Pollicini ormai trentenni in uno spazio liminale dove la scelta è tra il mangiare o l’essere mangiati. L’assenza e la privazione stimolano la creatività ma tanto più la fame è violenta e immotivata quanto più il genio che ne è generato ne risulta eticamente discutibile. La forte costante creativa del fratello minore è la migliore declinazione di un certo individualismo. Nel gioco iniziato con Biancaneve la forza generatrice era il branco che dettava e riformulava le regole. Nel nuovo progetto potrebbero essere i singoli a perseguire una missione individuale che si traduce un ampio spettro di relazioni tra i vari soggetti e tra ognuno dei performer e ogni singolo spettatore.
Azioni dinamiche e statiche alla base di un macrocircuito ellittico che è tracciato dal movimento del protagonista. Uno start e un ritorno al punto di partenza arricchito dall’esperienza che diventa nutrimento. L’atto del fare esperienza diviene improvvisamente fonte di nutrimento. La carestia, la fame diviene un modo per allenare il genio. Tracciare un percorso di briciole o di sassi? Dormire o restare svegli e architettare? Dormire o salvarsi?Il genio può bastare per la mia salvezza? A cosa devo rinunciare o cosa devo barattare per ritrovare la strada? Quanto perderò in termini di integrità morale? Ritrovare la strada seguendo le indicazioni di un navigatore coscienziale.
Collettivo PirateJenny nasce nel 2011 dall’idea di Sara Catellani, Elisa Ferrari e Davide Manico, in seguito si unisce Marco Masello in veste di organizzatore. Il Collettivo prende il nome dalla canzone di Jenny Dei Pirati dall’Opera Da Tre Soldi di Brecht. Ricreare un rapporto di fiducia con lo spettatore, privilegiare la comunicazione, recuperare l’artigianalità del mestiere del creativo e lavorare in piena tempesta in alto mare sono il punto fermo dei loro progetti. I lavori di PirateJenny sono stati finalisti al Premio Equilibrio 2011 e 2012 (RM), Premio Lidia Petroni (BS), Premio Prospettiva Danza 2012, Festival per la nuova drammaturgia contemporanea ARGOT off 2012; semifinalisti al Premio Scenario 2013 e vincitori della rassegna Presente/Futuro 2011 (Teatro Libero Palermo) e del bando UP_nea 2012 di Nudoecrudoteatro. Sono andati in scena in numerosi festival, tra cui: Cantieri Teatrali Koreja (LE), Uscite D’Emergenza – Galleria Toledo (NA), Short Formats – CRT (MI), Volksroom (Bruxelles), Auditorium Parco della Musica (RM), Teatro Verdi (PD), Schiume Festival (Forte Marghera).