Saluti da Brescello
Teatro delle Albe
drammaturgia e regia Marco Martinelli
con Luigi Dadina, Gianni Parmiani
tecnico luci e audio Dennis Masotti
produzione Teatro delle Albe / Ravenna Teatro
Sulla scena le statue di Peppone e Don Camillo, quelle che si fronteggiano a grandezza naturale in Piazza Matteotti a Brescello, provincia di Reggio Emilia. Sono lì dal 2001, opera dello scultore Andrea Zangani: Don Camillo sorridente, la chiesa di Santa Maria Nascente alle spalle, tonaca sacerdotale e cappello da parroco in testa, la mano destra alzata in segno di saluto, nella sinistra un libro, probabilmente il suo breviario, Peppone dal lato opposto della piazza, il municipio alle spalle, fazzoletto al collo, la mano destra, che tiene il cappello, alzata in segno di saluto. In Piazza si fronteggiano e si salutano, qui invece sono voltate entrambe verso gli spettatori, e pare che stiano salutando proprio loro. O è un’illusione?
Saluti da Brescello parla di un’Italia che sta cambiando, di una regione che si credeva avere tutti gli “anticorpi” ma non è risultata immune dalla corruzione. Le statue di Peppone e Don Camillo raccontano, in un onirico dialogo notturno, la vicenda realmente accaduta a Donato Ungaro,
vigile a Brescello licenziato senza giusta causa per le sue denunce sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel paese. Il testo Saluti da Brescello è stato commissionato dal Teatro di Roma a Marco Martinelli per rappresentare l’Emilia-Romagna all’interno del progetto “Ritratto di una Nazione – L’Italia al lavoro”, stagione 2017/2018, curato da Antonio Calbi e Fabrizio Arcuri, che ha debuttato al Teatro Argentina nel settembre 2017.
Nel 1983 Marco Martinelli (Premio Drammaturgia infinita 1995, Premio Ubu drammaturgia 1997, Premio Hystrio alla regia 1999, Golden Laurel “miglior regista” Festival Internazionale “Mess” Sarajevo 2003), Ermanna Montanari (segnalazione al Premio Narni Opera prima, nomination Premio Ubu “miglior attrice”1997, Premio Ubu “migliore attrice” 2000, 2007, 2009, Premio Adelaide Ristori 2001, Golden Laurel “miglior attrice” Festival Internazionale “Mess” Sarajevo 2003), Luigi Dadina (“Griot-fuler”, scritto a quattro mani con Mandiaye N’Diaye, menzione al Premio Nazionale Stregagatto 1995-96) e Marcella Nonni fondano il Teatro delle Albe. La compagnia sviluppa il proprio percorso intrecciando alla ricerca del “nuovo” la lezione della Tradizione teatrale: il drammaturgo e regista Martinelli scrive i testi ispirandosi agli antichi e al tempo presente, pensando le storie per gli attori, i quali diventano così veri e propri co-autori degli spettacoli. Nel 1988 la compagnia acquisisce al suo interno dei griots senegalesi: Mandiaye N’Diaye (da allora “colonna” africana della compagnia), Mor Awa Niang e El Hadji Niang. La formazione diventa afro-romagnola, e pratica un originale meticciato teatrale che coniuga drammaturgia e danza, musica e dialetti, invenzione e radici. Gli spettacoli, da” Ruh. Romagna piu’africa uguale” (1988) a “All’inferno!” (1996), da “I Polacchi” (1998) al “Sogno di una notte di mezza estate” (2002), da “Salmagundi” (2004) a “La mano” (2005), valgono alle Albe numerosi premi e riconoscimenti, nazionali e internazionali, evidenziando una poetica rigorosa, raffinata e emozionante, capace di restituire alla scena la sua antica e potente funzione narrativa.